ADESSO TUTTI SANNO
TITOLO: ADESSO TUTTI SANNO
AUTRICE: Giovanna Roma
Self-publishing
GENERE: Dark Romance
DATA DI USCITA: 07 ottobre 2019
PREZZO DIGITALE: 2,99
PREZZO CARTACEO: 14,04
PAGINE: 400
GRAFICA: SP graphic design
SINOSSI:
La prima volta che lo percepii, fu nel salotto di casa nostra.
Ed ebbi terrore
Di chi fosse,
Di cosa pretendesse da noi
E in cosa mi avrebbe sfigurata.
Aveva imparato una lezione che voleva condividere. Una lezione che non si dovrebbe insegnare a un bambino, perché la felicità non segue sempre la tragedia, né la speranza il dolore.
Niente cambierà la sua natura impassibile, quel temperamento deciso e la fedeltà verso una promessa.
Eravamo gli opposti, eppure nei suoi occhi intravedevo dei frammenti di me. Vorrei aver conosciuto la nostra storia bene quanto oggi.
Avrei saputo ribellarmi alle regole prescritte? E se fossi stata capace, quale prezzo sarei stata disposta a pagare?
Non c’è tempo per riflettere.
Ecco, senti i passi dietro di noi? È lui che sta arrivando.
Ed ebbi terrore
Di chi fosse,
Di cosa pretendesse da noi
E in cosa mi avrebbe sfigurata.
Aveva imparato una lezione che voleva condividere. Una lezione che non si dovrebbe insegnare a un bambino, perché la felicità non segue sempre la tragedia, né la speranza il dolore.
Niente cambierà la sua natura impassibile, quel temperamento deciso e la fedeltà verso una promessa.
Eravamo gli opposti, eppure nei suoi occhi intravedevo dei frammenti di me. Vorrei aver conosciuto la nostra storia bene quanto oggi.
Avrei saputo ribellarmi alle regole prescritte? E se fossi stata capace, quale prezzo sarei stata disposta a pagare?
Non c’è tempo per riflettere.
Ecco, senti i passi dietro di noi? È lui che sta arrivando.
Link di acquisto:
«Giuro che non te lo renderò facile», esplodo mentre
Alan si avvia all’uscita. Sussulto all’occhiataccia che getta da sopra le
spalle. Ho fallito nell’evitare di avere l’ultima parola. La voglia di stillare
sangue dal suo ego ha vinto. Il vero problema è che non esistono insulti o
minacce che trafiggano un petto vuoto.
«Perché hai bisogno di proteggerti da me?»
Si blocca sotto la porta, un piede dentro l’altro
fuori. I suoi pugni si aprono e chiudono, la mascella si contrae.
«Come, prego?»
Scuoto le braccia per liberarmi dagli scagnozzi. «Non
ti sembra esagerato? Sono sola, voi siete in quattro. Hai tanta paura (…)? Non
ci fai una bella figura. Non sai gestire una donna?»
Si precipita indietro, afferrandomi per la gola,
costringendomi ad arretrare, gli uomini ad allontanarsi. Un colpo improvviso al
sedere mi toglie l’equilibrio. Sono piegata in due sul tavolo. Fletto le gambe
per non spezzarmi la schiena. Lui ne ricava uno spazio nel mezzo.
I suoi bicipiti si gonfiano per trattenermi giù. Il legno
è duro, però Alan lo è di più. Io sono il cuscinetto tra i due. Ho una mano
avvinghiata al suo polso, l’altra si agita alla ricerca del famigerato
coltello. Non voglio vedere il suo bulbo oculare penzolare, ma potrò sempre
sgonfiargli i pettorali. Scovando solo cartacce e mancandomi l’aria, entrambe
le mani scattano sul polso.
«Psicanalizzami un’altra volta e te ne pentirai, Miss
Freud.» Ha la voce roca. Il calore del suo corpo gronda attraverso il mio
vestito. Un ciuffo di capelli gli divide la fronte, quello sguardo affilato
impedisce ai miei neuroni di ruotare. Se lo pregassi di lasciarmi, saprebbe
quanta paura nutro ed esulterebbe.
Morirò prima di dargli piacere.
«Non puoi uccidermi.» Lo ripeto a entrambi. (…)
«Posso portarti a desiderare la morte più di ogni
altra cosa» confida strofinandosi sullo stomaco, mentre il mio cervello diventa
un disco rotto. Penso alle sue mani sotto la gonna, alla voce ordinarmi di
dargli le mutandine. Il pollice mi pizzica il labbro inferiore e le sue pupille
si dilatano. Sta rievocando con me.
Ricordo anche il tagliacarte, la pistola e scatto
sulla fondina. L’apro ed estraggo l’arma. La paura gliela punta alla gola.
La sua lingua scorre sul labbro superiore,
deconcentrandomi. Osserva divertito la reazione del mio corpo. I muscoli
contratti, il tremito della mano.
«Cosa aspetti?»
Il coraggio
di mietere. Io non sono un’assassina.
Sì, ma qui dipende la mia vita (…). Se
non premessi, chissà cosa diventerebbero i prossimi giorni.
Non so se per sfidarmi, provocarmi o è semplicemente
malato, Alan infila una mano sotto la gonna. Ci fissiamo negli occhi. Lui con
le pupille dilatate, io con le pupille offuscate. Con i pollici disegna dei
cerchi sulla coscia, si spinge sempre più su. Mi inarco per sfuggire, ma la
testa urta subito contro la parete e non ho altro dove andare.
«Possiamo trovare un accordo.»
«Basta accordi con i Mitchel.»
«Ma ho io la pistola!»
«E ancora non l’hai usata.» Per quell’urlo parte un
colpo.
Commenti
Posta un commento